Koyo Kouoh alla Biennale di Venezia 2026: Una Pioniera Africana nella Scena Artistica Globale
Koyo Kouoh è stata una figura di riferimento nell’arte contemporanea internazionale. Con la sua nomina alla 61ª Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia 2026, Kouoh ha segnato un momento epocale: la prima donna africana alla guida della mostra più importante del panorama artistico mondiale.
Un percorso tra continenti, culture e voci dimenticate
Nata a Douala (Camerun) nel 1967 e cresciuta tra l’Africa e l’Europa, Kouoh ha sviluppato una visione profondamente interculturale dell’arte. Dopo gli studi e l’esperienza nel mondo economico-finanziario, ha fondato la RAW Material Company a Dakar, uno spazio ibrido tra centro espositivo, laboratorio curatoriale e archivio della contemporaneità africana.
Dal 2019, ha diretto lo Zeitz MOCAA di Città del Capo, il più grande museo africano dedicato all’arte contemporanea, traghettandolo verso una nuova era di visibilità e autonomia curatoriale.
Il progetto curatoriale per Venezia 2026
Il tema scelto da Kouoh per la Biennale – ispirato alla “chiave minore” – prometteva di essere un viaggio emotivo e riflessivo attraverso la condizione umana e la resilienza creativa. Incentrata su concetti come ascolto, presenza, spirito comunitario e riparazione storica, la Biennale avrebbe valorizzato artisti afrodiscendenti, queer, decoloniali e spirituali.
Quali voci non ascoltiamo ancora oggi nel mondo dell’arte globale?
L’approccio di Kouoh, audace e profondamente sensibile, mirava a rendere la Biennale un luogo di accoglienza e risonanza, più che di spettacolarizzazione.
Una perdita immensa per la cultura
Il 10 maggio 2025, a pochi giorni dall’annuncio ufficiale del suo concept curatoriale, Kouoh è tragicamente scomparsa all’età di 57 anni. La Biennale ha annunciato che il progetto sarà comunque portato a termine dal team curatoriale da lei scelto, in suo onore e nel rispetto della visione che aveva delineato con forza e generosità.
“Le Biennali non cambiano il mondo, ma possono mostrare come il mondo può essere ascoltato.” – Koyo Kouoh
Un’eredità viva
Koyo Kouoh ha aperto le porte dell’arte a chi spesso non ha voce. La sua missione era far risuonare quei silenzi. E anche se la sua presenza fisica non accompagnerà la Biennale 2026, la sua visione sarà una delle più forti degli ultimi decenni.
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