I graffiti di Banksy non sono nati per i musei o per i salotti, ma per le strade, per essere visti e poi scomparire.
Eppure, il mercato dell’arte ha deciso di strapparli, letteralmente, dai muri. In questo articolo raccontiamo la storia incredibile – e spesso assurda – dei muri “asportati” di Banksy, del caso Slave Labour, della Pest Control, e del confronto con il collezionismo internazionale.
- I graffiti di Banksy: opere effimere nate per la strada
- Quando il graffito diventa un affare: il business del “muro strappato”
- Il caso Slave Labour: Londra, Miami e ritorno
- Pest Control vs Vermin: autenticazione e provocazione
- Conclusione: La strada è il museo di Banksy
I graffiti di Banksy: opere effimere nate per la strada
Bristol, Londra, New York, Los Angeles, Parigi. Le città che Banksy ha attraversato sono piene dei suoi segni, delle sue immagini provocatorie, ironiche, politiche. Ma per lui – e per gran parte degli street artist – un graffito è valido solo se rimane sulla strada.
Nessun museo, nessuna parete privata, nessuna cornice. I graffiti devono vivere il tempo della strada: essere visti, fotografati, condivisi, e poi sbriciolarsi, dissolversi, sparire. Non devono essere strappati, né salvati, né venduti.
Quando il graffito diventa un affare: il business del “muro strappato”
Eppure, la fama di Banksy e il valore astronomico delle sue opere hanno portato a un nuovo fenomeno inquietante: lo “strappo” dei muri.
Persone senza scrupoli hanno iniziato a segare cancelli, smontare porte, rimuovere interi pezzi di cemento… tutto per portare via fisicamente i graffiti di Banksy e venderli per centinaia di migliaia di dollari.
Un paradosso: opere nate per restare pubbliche diventano beni da collezione privati. E il loro autore… si oppone con forza.
Il caso Slave Labour: Londra, Miami e ritorno
Uno dei casi più emblematici è quello di “Slave Labour”. Comparso nel 2012 a Londra, raffigurava un ragazzino che cuce bandierine della Union Jack. Un’opera di denuncia, forse riferita al Giubileo della Regina.
Nel 2013, l’opera sparisce misteriosamente. Viene strappata dal muro e… ricompare nel 2018 in una casa d’aste americana, Julien’s Auction, con una stima tra i 500.000 e i 700.000 dollari!
Il quartiere londinese insorge, la protesta mediatica è forte, e il graffito viene restituito. Ma la “favola” non finisce bene: pochi mesi dopo, l’opera viene comunque venduta per oltre 1 milione di dollari.
Colpo di scena? L’acquirente è Ron English, altro famoso street artist, che dichiara: “L’ho comprata solo per dipingerla di bianco.”
Pest Control vs Vermin: autenticazione e provocazione
Per fermare questo mercato dei muri strappati, Banksy crea la sua società ufficiale: Pest Control. Una sola regola:
“Nessuna opera strappata dal suo contesto originario sarà mai autenticata.” – Banksy, 2008
Senza certificazione, un’opera non può essere venduta sul mercato dell’arte ufficiale. Ma quattro mercanti fondano la Vermin, una società rivale, che si autodefinisce “i parassiti dell’arte” e che decide di autenticare comunque i muri asportati.
Nel 2008, 5 opere autentificate dalla Vermin vanno in asta… e Banksy pubblica un comunicato in cui invita tutti a non comprare nulla che non fosse stato creato per essere venduto.
Risultato? Nessuna delle opere viene venduta. Scacco matto.
La strada è il museo di Banksy
“Don’t remove the art. Be part of the city.” – questo il messaggio implicito dell’intera produzione di Banksy. Le sue opere sono fatte per vivere in strada, nel tempo e nello spazio reale delle persone.
Ogni tentativo di musealizzazione forzata, di strappo e collezione privata, viola il senso stesso della street art.
Eppure, il mercato insiste. E così, l’arte di Banksy continua a essere anche una lotta tra ideali e interessi. Una lotta che, forse, vale la pena raccontare. Ancora e ancora.
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Ma quindi…è giusto strappare un’opera d’arte dalla strada per esporla in una galleria?
La street art, nata come forma di espressione ribelle e anticonformista, si trova oggi al centro di un vivace dibattito che coinvolge artisti, collezionisti, e amanti dell’arte. Banksy, il più noto tra gli street artist contemporanei, è spesso al centro di questa controversia, con molte delle sue opere che sono state rimosse dai loro contesti originali e vendute per cifre astronomiche.
La Nascita di un Fenomeno
La street art ha iniziato a guadagnare visibilità negli anni ’80 come forma di arte urbana, spesso associata a messaggi politici e sociali. Artisti come Jean-Michel Basquiat e Keith Haring hanno portato quest’arte dalle strade alle gallerie, ma è con Banksy che la street art ha raggiunto un nuovo livello di riconoscimento pubblico e di dibattito critico.
Chi è Banksy?
Banksy, il cui vero nome rimane un mistero, ha iniziato la sua carriera a Bristol, nel Regno Unito, distinguendosi per il suo stile satirico e le sue immagini provocatorie. Le sue opere sono spesso cariche di messaggi anti-capitalisti, anti-bellici e pro-ambientalisti, facendo di lui un eroe contemporaneo per molti.
Il Dilemma dei Muri Strappati
Il fenomeno dei “muri strappati” si verifica quando le opere di street art vengono fisicamente rimosse dai loro luoghi originali. Questo solleva questioni legali, etiche e culturali. Da un lato, c’è chi sostiene che preservare queste opere in musei o collezioni private possa proteggerle dal degrado urbano o dalla distruzione. Dall’altro, molti ritengono che rimuovere l’arte dalla strada ne distrugga il significato intrinseco e la connessione con il pubblico.
Le Reazioni del Pubblico e degli Esperti
Le reazioni a questi eventi sono miste. Alcuni esperti d’arte e curatori vedono nella vendita di queste opere un modo per finanziare ulteriori progetti artistici e per promuovere la street art a un pubblico più ampio. Tuttavia, molti appassionati e altri artisti vedono queste azioni come un tradimento degli ideali di base della street art.
Il Punto di Vista di Banksy
Banksy stesso ha espresso disapprovazione per la vendita delle sue opere, sottolineando che la street art dovrebbe essere un’esperienza libera e accessibile a tutti. Ha persino creato opere che si autodistruggono dopo essere state vendute all’asta, come nel famoso caso di “Girl with Balloon”.
Il Futuro della Street Art
Nonostante le controversie, la street art continua a evolversi e a influenzare la cultura contemporanea. Con l’avvento delle tecnologie digitali, nuove forme di street art stanno emergendo, come le installazioni virtuali e i murales digitali, che possono essere visti da un pubblico globale senza essere rimossi dal loro contesto.
Un’Arte in Continua Evoluzione
La street art rimane un campo dinamico e in rapida evoluzione, che continua a sfidare le convenzioni artistiche e a stimolare il dibattito pubblico. La sua capacità di adattarsi e rispondere alle sfide contemporanee suggerisce che continuerà a essere una forma d’arte vitale e rilevante.
Conclusione
La questione dei muri strappati ci costringe a riflettere su cosa significhi “possedere” un’opera d’arte e su come possiamo bilanciare la conservazione con la libertà espressiva. Mentre il dibattito continua, una cosa è chiara: la street art ha cambiato per sempre il panorama artistico, sfidando noi stessi a ripensare le nostre percezioni dell’arte e del suo posto nel mondo.
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